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Un genitore racconta ....

Mi chiamo Susanna sono la mamma di Alice che frequenta la classe 4^ del Liceo Cattaneo Mattei.

Due settimane fa sono stata invitata dal prof. D’Ambrosio Alfonso ad accompagnare alcuni studenti a Cittadella presso Arcadia, una società di formazione e consulenza aziendale.

Devo essere sincera: non avevo capito bene dove stavo andando, ma una volta entrata in questo ambiente molto moderno e giovanile mi sono sentita accolta e piacevolmente stupita da quanto i relatori raccontavano ai ragazzi, dai loro giochi, dalle loro proposte.

Mi sono ritrovata così a provare i Google Glass, gli Oculus Rift, una specie di maschera da sub che ti introduce in un mondo virtuale, Kahoot u’applicazione per poter imparare qualsiasi cosa: matematica, lingue, sicurezza sul posto di lavoro , etc. Da ignorante pensavo che certe cose esistessero solo nei film di fantascienza ed invece erano lì a portata di mano. Guardando questi strumenti mi sono chiesta come possono , tutte queste applicazioni, entrare nel mondo della Scuola? E la risposta è arrivata nella sua semplicità da un ragazzino di 13 anni (Samuele ndr) collegato via Skype, studente DSA, che ci ha raccontato come ha creato da solo con questi strumenti un programma con cui ha relazionato ai suoi compagni di classe un capitolo di Storia. E questo gli ha reso lo studio meno difficoltoso e più soddisfacente.

Mi sono ritornate in mente le parole di uno dei relatori di Arcadia che spiegava come queste innovazioni possono davvero permetterci di imparare velocemente, con meno fatica, divertendoci.

La scuola italiana, purtroppo sotto questo aspetto è indietro rispetto alle altre nazioni anglosassoni e del Nord Europa dove ad esempio non usano più i libri di testo, ma ogni studente è dotato di un tablet con relativa connessione, dove a scuola sono gli studenti a cambiare aula e non il professore, che in questo modo ha a disposizione un ambiente ben strutturato per l’insegnamento della propria disciplina.

Proprio rispetto al tablet vorrei raccontarvi un aneddoto: qualche anno fa, mia figlia maggiore era impegnata in uno scambio culturale con studenti della Finlandia. Essi mostrarono come studiare con il tablet, quando gli studenti italiani iniziarono a sghignazzare. Ecco perché siete così bravi: copiate dal tablet durante le verifiche.

E gli studenti finlandesi li guardarono stupiti, per loro copiare era impensabile, per loro il tablet era uno strumento per imparare!!

Questo per dirvi che durante quest’anno scolastico sono arrivata alla consapevolezza che la nostra scuola non può fermarsi solo al consueto metodo di studio: ad es. imparare a memoria le tabelline piuttosto che la tavola periodica degli elementi in chimica, ma deve pian pianino aprirsi a nuove e più moderne metodologie di insegnamento che permettono agli studenti che fanno più fatica di studiare ed imparare in odo più accattivante e meno frustante e agli studenti più volenterosi di poter esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Spero davvero che questa nuova frontiera della scuola possa da un lato spronare i professori a mettersi in gioco e applicare una metodologia più efficace di insegnamento che porterà sicuramente maggiori soddisfazioni e dall’altro a far sì che gli studenti non la vivano come una scorciatoia (posso copiare, studiare meno) ma come una occasione di crescita.

Grazie


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